Azimut/h Continuità e nuovo
c/o Peggy Guggenheim Museum,
Venezia
dal 20 settembre 2014 al 19
gennaio 2015
La mostra curata dal critico
d’arte Luca Massimo Barbero celebra la breve ma intensa attività
visivo-concettuale di Azimut/h, intorno alle quali ruotarono personaggi illustri
delle neoavanguardie, in un percorso espositivo di 6 sale all’interno del
prestigioso Peggy Guggenheim Museum di Venezia.
E’ appena terminata l’estate,
quando in quel caldo settembre del ’59, Piero Manzoni ed Enrico Castellani, si
incontrano ed insieme fondano Azimut/h. (due realtà distinte, differenziate
solo nel lettering: Azimuth, la rivista; Azimut, la Galleria d’arte).
Ci troviamo a Milano, sono
passati circa 10 anni dalla seconda Guerra Mondiale ed il capoluogo lombardo è
divenuto polo di attività culturali, in un fervore brulicante e creativo,
all’insegna della ripresa economica.
Piero Manzoni, ha 26 anni,
studia legge all’Università del Sacro Cuore, dopo aver terminato studi classici
dai Gesuiti, in compagnia di Vanni Scheiweller. Dipinge e partecipa a mostre
già da qualche tempo, esponendo tele di paesaggi dipinti ad olio inizialmente,
per poi dedicarsi alle "tavole di accertamento" e gli
"Achromes", che mostra nel
1958, in una personale con Enrico Baj e Lucio Fontana, padre dello Spazialismo
e suo caro amico di famiglia.
Enrico Castellani ha 29 anni,
si è laureato all’École Nationale Superieure, tre anni prima in Belgio, è serio e posato, amico di
Bonalumi, Tobey e Fontana, si dedica come
artista allo studio dell’estroflessione ed in quell’anno realizza la sua prima
superficie in rilevo.
A darci il benvenuto
all’ingresso del Peggy Guggenheim Museum è la “Base magica”, piedistallo sul
quale il visitatore è invitato a salire e poggiare i piedi, trasformandosi in
una scultura vivente; provocazione che in modo giocoso ed irriverente, tipico
del pensiero Manzoniano, ci sintonizza su quello che sarà il file rouge della
mostra, consigliandoci un cambiamento di prospettiva e percezione dell’opera
artistica e stabilendo un dialogo diretto ed arguto in cui siamo chiamati a
diventare parte integrante dell’opera stessa. Proseguendo per le sale
espositive opere di Lucio Fontana, Alberto Burri, Jasper Johns, Robert
Rauschenberg, Yves Klein, Jean Tinguely, Heinz Mack,
compagni di viaggio di Piero Manzoni ed Enrico Castellani, daranno nuovamente
vita ai mesi che dal settembre 1959, al luglio 1960, videro il travolgente
operato di Azimut.
Accompagna le creazioni più
identificative, come la “Linea”; la “Merda d’artista” e gli “Achrome” di
Manzoni, diverse tele di Castellani, il “Petit monument” di Mimmo Rotella; “Io
sono un Santo” di Lucio Fontana ed il “Fai da te” di Jasper Johns, l’opera
multimediale di Zenith, proiezione che ricrea la magica atmosfera polverosa
della Milano di quei tempi e l’emozione artistica suscitata a livello nazionale
ed internazionale da Azimuth. Il Catalogo monografico edito da Marsilio Editori, completa
la mostra con studi scientifici ed articoli di riviste dell’epoca, documenti
inediti, letture trasversali di saggi.
Elena Arzani
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Collaboratrice in qualità di inviata speciale (fotografa e scrittrice) di:
. "Frattura Scomposta" - Contemporary Art Magazine
. TuttoRock - Rock, Musica, Arte e Cultura
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