mercoledì 4 febbraio 2015

Riflessioni sul Corvo: The Crow - by Elena Arzani


Nella notte di Halloween: The Crow (Il corvo - The Crow è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto dall'omonimo fumetto di James O'Barr)



-- "Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti. A volte però accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose, che l'anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima, perché rimettesse le cose a posto."

La triade dei miei film preferiti, contempla il primo dei 3 film ispirati al fumetto "The Crow", quello in cui Brandon Lee riveste i panni di Eric Draven ("Draven" da "The Raven" di Edgar All Poe).
Mentre nel fumetto Eric è un poeta, nel film è un chitarrista...e dà vita ad una delle pellicole più Gothic Metal del Cinema.

Dipinto il volto come un pagliaccio ("Vesti la Giubba"?!), dopo esser stato riportato in vita la notte di Halloween, dallo spirito guida che attraverso gli occhi dalla piatta vista di un Corvo, gli dona l'invincibilità per poter vendicare i torti subiti, la sua ingiustificata uccisione, insieme alla fidanzata amata.

Ho sempre adorato il personaggio di Eric, che al pari di Dracula (nel fim di Coppola), non è un eroe buono, ma è un giusto.
Ammantato dal nero del vendicativo pungiglione, colpisce solo i malvagi, rei colpevoli di nefandi crimini, ma protegge i giusti e si muove nel rispetto dei corretti.

Per lo più intatta la trama della trasposizione cinematografica delle vicende, la vendetta si attua per esteso, resistuendo alla malata mente del perverso cattivo, tutto il dolore inflitto, attraverso l'apposizione delle mani sui suoi occhi, affinchè l'ignoranza sia colmata dall'esperienza, dalla partecipazione diretta in un breve scambio di ruoli.

E come già sostenuto da Leonardo, nel rinascimento, gli occhi diventano mezzo di comunicazione, che arriva dritta al cuore, all'anima, che non può reggere tanto dolore. Tipico di ogni debole, di ogni individuo dalla coscienza sporca e vile, il nascondersi, l'evitare un confronto diretto, in cui lo sguardo della persona danneggiata, come uno specchio, rifletterebbe il turbamento, la sofferenza, nonchè il segno degli eventi nocivi, che neppure l'anima del cattivo può di fatto tollerare, perchè ogni uomo, per quanto lupo nei confronti dei suoi simili, è fatto della stessa materia e se risvegliato dal torpore dell'ignoranza, freddezza anaffettiva e follia, non può rimanere indifferente.

Eric fà ritorno al suo letto, 7 metri sotto il suolo, dove ad attenderlo vi è la fidanzata, mentre le gioiose risate dei bambini, lo raggiungono allegre in un girotondo in cui con leggerezza d'animo, la morte rende omaggio alla vita.
Celebre frase del fumetto: "L'infanzia finisce quando scopri che un giorno dovrai morire". 
Poche persone, come il figlio di Bruce Lee, penso potessero comprenderne la profonda verità.
--E.A. Elena Arzani



Elena Arzani
. Redattrice di Critica Letteraria
. Art director di TuttoRock
. Inviata Speciale/Redattrice di Frattura Scomposta Contemporary Art Magazine


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